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G124 Renzo Piano: il rammendo delle periferie italiane | di Simona Malagoli
Articolo pubblicato in: "Il Cersaie della ripartenza incontra i favori dei visitatori"
Nell’ambito di ‘costruire, abitare, pensare‘ a Cersaie 2021 è stata allestita la prima mostra dedicata ai progetti del gruppo di giovani architetti coinvolti da Renzo Piano nel progetto G124, sui cui temi si è anche svolta una conferenza con Matteo Agnoletto, Stefano Mancuso, Edoardo Narne e Edoardo Tresoldi.
Quando il presidente Giorgio Napolitano ha nominato Renzo Piano senatore a vita, la scelta del noto architetto è stata quella di rendersi utile per il Paese pensando ai giovani e alle periferie delle città italiane. Nel 2014 Piano decise così di creare G124: un gruppo di lavoro costituito da giovani architetti (tutti sotto i 35 anni e retribuiti con lo stipendio del Senatore) che, coordinati dai responsabili scientifici scelti tra docenti delle Università italiane, e aiutati da altre figure professionali (sociologi, antropologi, economisti, critici, urbanisti…) hanno il compito di produrre studi di rammendo su una periferia in un anno di lavoro. G124 è il codice che identifica la stanza di Palazzo Giustiniani al Senato assegnata all’architetto. Di anno in anno dal 2014 ad oggi sono stati così creati diversi gruppi di giovani che hanno sviluppato progettualità su città sparse su tutta la penisola.
Non esistono candidature per la selezione del quartiere che sarà studiato dal G124: è il gruppo stesso a vagliare opportunità e possibilità, a decidere dove concentrare gli sforzi per l’anno. Per il 2020 e, a causa della pandemia, per parte del 2021, le città in cui si è lavorato sono state Padova (il cui progetto al Parco dei Salici è stato completato nei mesi scorsi), Modena (progetto al Parco XXII aprile, attualmente in cantiere) e Palermo (progetto allo Zen attualmente in cantiere).
Renzo Piano e il gruppo G124 del 2020-2021. Ancora Renzo Piano e i responsabili scientifici del G124, Edoardo Narne al centro, Matteo Agnoletto a sinistra (foto Alessandro Lana)
“Questo progetto è dedicato al mio amico e Senatore a vita Claudio Abbado: anche lui aveva un suo progetto per il Senato, ma non ha avuto il tempo di realizzarlo. Aveva un grande desiderio, quasi un’idea fissa: che venga insegnata la musica nelle nostre scuole. Bisogna farlo perché la musica è un giardino straordinario ma va frequentato da bambini. Vi è sempre stata una profonda consonanza tra il suo impegno civile e la musica: musica come riscatto per i carcerati, musica per valorizzare i giovani, musica come modo per togliere i ragazzi dalla strada. Mosso da questa aspirazione, collaborava con José Antonio Abreu e ogni tanto spariva e andava in Venezuela. Lui è sempre stato convinto di una cosa, di cui sono convinto anch’io: la bellezza salverà il mondo e lo salverà una persona alla volta. Una persona alla volta, ma lo salverà.” Ha affermato Renzo Piano.
Così Cersaie per l’edizione 2021 ha deciso di dedicare una mostra a questa innovativa esperienza avviata da Renzo Piano. La mostra G124 Renzo Piano: il rammendo delle periferie. Un viaggio tra le periferie italiane ha presentato una selezione dei progetti realizzati dal 2014 ad oggi con un focus su quelli ora in via di realizzazione a Modena, Padova e Palermo.
Alla mostra ha fatto seguito la conferenza “La bellezza salverà il mondo e lo salverà una persona alla volta. Una persona alla volta, ma lo salverà. L’esperienza del G124 Renzo Piano ‘Il rammendo delle periferie’”, durante la quale Matteo Agnoletto, docente del Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna e tutor del G124 Bologna, è intervenuto insieme a Edoardo Narne,Docente Composizione Architettonica e Urbana presso l’Università di Padova, a Edoardo Tresoldi, artista, a Stefano Mancuso, Docente e Direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale Università di Firenze e, in collegamento da remoto, ad Andrea Sciascia, docente di Composizione architettonica e urbana dell’Università di Palermo.
Edoardo Narne ha ripercorso la nascita del Progetto G124 e la sua implementazione nei sette anni successivi, illustrando i diversi progetti e il loro realizzarsi. “Dar concretezza a progetti piccoli ma reali”, questo è l’obiettivo di ogni anno e, come ha affermato Renzo Piano in una breve intervista che è stata mostrata: “Sono gocce, ma quando sono tante… E noi abbiamo l’intenzione di continuare, a vita” (guarda la video intervista a Renzo Piano).
Narne ha inoltre spiegato come sia avvenuto il coinvolgimento nel Progetto G124 di Stefano Mancuso e di Edoardo Tresoldi: ragionando sul tema degli spazi aperti, della loro riforestazione, del dialogo aperto tra quartieri e bellezza artistica, arte e natura, Renzo Piano ha unito nella progettazione 2019-2020 periferie e verde in una reciproca contaminazione, toccando temi a loro cari.
L’intervento di Stefano Mancuso, incentrato sul “Problema più grande che l’umanità ha mai avuto nel corso della sua storia”, il Global Warming, spiega come negli ultimi 50 anni ci sia stato un “ribaltamento completo del modo in cui vivono le persone nelle città: oggi l’80% delle persone vivono in città e il 20% in aree rurali, comportando grandi squilibri a livello biologico. Sono le città il luogo della nostra aggressione all’ambiente e ciò impone una loro riprogettazione radicalmente modificata”.
“Dobbiamo immaginare delle città completamente diverse e in questo il lavoro degli architetti risulta fondamentale”, prosegue Mancuso, ritenendo che sia proprio la divisione marcata tra la città e la natura all’esterno a rappresentare oggi la causa principale di quanto sta accadendo. “Le città dovrebbero essere completamente ricoperte di piante, le piante dovrebbero stare ovunque: la serie di benefici per le persone sarebbe interminabile”.
“La dimensione artistica credo sia una delle potenzialità maggiori per comunicare e diffondere l’idea di portare la natura negli edifici”: con queste parole Stefano Mancuso ha introdotto il lavoro artistico di Edoardo Tresoldi, autore dell’istallazione “Hora”, all’interno del progetto al Parco XXII Aprile di Modena.
Tresoldi spiega nel suo intervento come per lui sia “importante stabilire una relazione affettiva con le cose, come sia necessario riallenare una sensibilità con le cose e con il posto in cui viviamo”. Interessato alla fenomenologia, intende costruire attraverso un’esperienza artistica sentimentale dove all’essere umano sia impedito di agire e intervenire nello spazio. L’idea è dunque quella che la natura faccia il suo corso all’interno dell’opera dell’uomo. Purtroppo questo è l’opposto di quello che normalmente facciamo.
Tresoldi invita a “provare a rivedere le cose, ridefinire le relazioni e…vedere cosa succede”.
In conclusione, Andrea Sciascia ha descritto il progetto appena realizzato allo Zen di Palermo, ribadendo le potenzialità che hanno questi interventi. “L’importanza non è la grandezza degli interventi, ma la loro possibilità nel cambiare il punto di vista, il vederne la riscrittura: i tre interventi del 2020 del Progetto G124 accennano a questa possibilità”.
Ottobre 2021
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