Una balena a Budapest

L’apertura del nuovo centro polifunzionale Bálna di Budapest era stata pianificata per il 2010 ma un contenzioso tra le parti coinvolte bloccò i lavori. Fu solo una difficile mediazione a far sì che la struttura, fino a quel momento identificata come Cet (Central European Time) e poi rinominata Bálna (balena) per la sua forma, fosse inaugurata nel novembre 2013. La “balena” adagia placidamente il suo corpo sui muri di contenimento del Danubio, sulla sponda di Pest, tra il ponte Petöfi e il ponte Szabadság in corrispondenza dei Közraktárak, gli storici magazzini di stoccaggio cereali. Ne erano stati costruiti quattro fra il 1874 e il 1881 per accogliere le grandi partite di grano, prodotto in Ungheria, che arrivavano qua via acqua ma ne venne demolito uno dopo i pesanti bombardamenti della seconda guerra mondiale. L’idea di un recupero dei tre rimasti si concretizzò agli inizi del nostro secolo quando fu affidato a Kas Oosterhuis, uno dei più noti rappresentanti dell’architettura non-standard, l’incarico di studiare una soluzione. Con un vincolo: doveva essere conservato almeno il 60% della loro volumetria originale. L’architetto olandese ha riutilizzato nel suo progetto soltanto i due edifici paralleli lato centro città (il terzo, ridimensionato, è rimasto isolato a Sud) dopo averne demolito 20 metri in testa per migliorarne l’accesso. Ha voluto inoltre che l’evoluzione architettonica della nuova costruzione seguisse simbolicamente il flusso della corrente del Danubio. Il risultato è un iconico cetaceo di vetro, acciaio e alluminio lungo 160 metri che da Nord, in un mix di architettura “fin de siècle” e progettazione visionaria, si insinua crescendo tra i due granai recuperati, li abbraccia, li unisce, li protegge e ne esce esplodendo nella sua massima dimensione (la testa) a Sud. La copertura ad arco è stata realizzata con pannelli triangolari (forma geometrica che consente la massima flessibilità nella formazione delle curve) posizionati su una sorprendente struttura di tubi di acciaio. L’alternanza di trasparenze e schermature consente agli ambienti interni di godere di abbondante luce solare senza surriscaldarsi. Ogni elemento della copertura è unico per forma e dimensioni, ha una propria identità, una collocazione precisa ed è stato fabbricato digitalmente da una macchina a controllo numerico sulla base dei dati ricevuti direttamente dal software di progettazione. Un processo tipico dell’architettura non-standard di Kas Oosterhuis che in progetti complessi come questo permette la personalizzazione di massa. Il Bálna si sviluppa su cinque livelli per una superficie complessiva lorda di 27.000 metri quadri. I due piani interrati, 7.500 metri quadri, sono adibiti a parcheggio. Nei tre piani fuori terra trovano posto boutique, gallerie d’arte, librerie, ristoranti, caffè e uno spazio di 1.500 metri quadri per eventi. Qui ha sede anche la New Budapest Gallery che nei suoi 760 metri quadri organizza mostre di artisti contemporanei. L’architettura d’interni propone ad ogni passo il confronto fra passato e futuro. Gli elementi tecnologici in acciaio, alluminio, vetro, convivono con calcestruzzi colorati e cemento lucidato a specchio ma anche con pavimenti in legno, pietre, mattoni color giallo bruciato, tipici dell’architettura di fine ottocento. In questo contesto si integrano perfettamente le grandi lastre in grès porcellanato della collezione TriBeCa color Beton di NovaBell. Ne sono state posate a pavimento 1.500 metri quadri in spazi comuni, aree di accesso e corridoi.