Progetti
Ieri scuola materna, oggi ristorante
Santino Limonta
Francesco Del Giacco
TAGINA
2011
Quando lasciandosi alle spalle Triuggio ci si dirige verso Albiate attraverso la Valle del Lambro, la strada risale dolcemente i terrazzi degradanti della riva destra del fiume avvitandosi in alcuni tornanti. Su uno di questi ci si imbatte nel Ristorante Parco dei Principi. L’area è caratterizzata dalla presenza di ampie macchie a verde. Il viale alberato che conduce alla Villa Campello e ai suoi 50.000 metri quadrati di parco è appena al di là della strada. Questa è sempre stata nel passato un’area a vocazione rurale, testimoniato ancora oggi da abitazioni la cui struttura rimanda a quella tipica della cascina lombarda. E’ anche il caso della costruzione che ospita il ristorante, della quale l’attuale proprietario Francesco Del Giacco ci sintetizza la storia. L’involucro edilizio così come appare oggi è il risultato di aggiunte fatte in epoche diverse. Il corpo originario, risalente ai primi anni del secolo diciottesimo, è quello centrale sviluppato su tre piani, senza il loggiato antistante. Vi hanno probabilmente abitato (la cautela è d’obbligo quando si va tanto indietro nel tempo) i fattori della tenuta Campello negli anni che vanno dal 1830 al 1920. Poi il cambio di destinazione. Con il sostegno della famiglia Viganò che nel frattempo aveva acquistato la tenuta e nel 1903 fatto costruire quella che è oggi la Villa Campello, fu deciso di trasformare la costruzione in asilo infantile (rimase tale fino al 1964). E’ in questa fase che vennero eretti due corpi a un solo piano ai lati di quello centrale, allineando i tre fronti su strada, ed un terzo posteriore. Questa la situazione dell’immobile, esteticamente alquanto compromesso, quando gli attuali proprietari lo acquistarono per trasferirvi, da Carate, il ristorante “Parco dei Principi”. Gli inevitabili lavori di restauro e di adattamento alle nuove funzioni sono stati eseguiti con coerenza stilistica e storica. La preesistente struttura non è stata intaccata ma tutti i muri esterni, intonacati, sono stati messi a nudo consentendo di leggerne il passato nei mattoni e nelle pietre. Il sistema costruttivo è quello classico del mondo agricolo dell’epoca. Pilastri in mattoni pieni, prodotto che abbondava nella pianura lombarda ricca di fornaci, e fra di essi muri di riempimento realizzati con materiali facilmente reperibili a livello locale (pietre, ceppi del Lambro, conglomerati) intervallati da rade file di mattoni utili per recuperare il piano. Come copertura i tipici vecchi coppi. All’interno tre sale (una su soppalco in legno) per complessivi 230 posti. Due porticati nell’ampio cortile, fitto di ulivi, anfore e fiori, rendono disponibili altri 150 posti nella bella stagione. Alla creazione della calda e piacevole atmosfera rustico-ottocentesca degli ambienti concorrono più elementi: gli alti soffitti che coincidono con la perlinatura e l’orditura in legno del tetto, sorretto da robuste travi a monaco; l’imponente camino della sala Convivio; l’arredo che a tavoli e sedie di serie in stile accosta pregevolissimi pezzi di vero antiquariato; le grandi stampe antiche alle pareti; la corretta scansione cromatica dell’insieme. Decisiva è la pavimentazione realizzata con un accurato studio dello schema di posa delle piastrelle in grès porcellanato della collezione Terrae di Tarsina di Tagina Ceramiche D’Arte. La disponibilità di formati e pezzi speciali ha consentito la formazione di preziose fasce decorative e tappeti che riportano indietro nel tempo.
Tagina Ceramiche d'Arte, serie Terrae di Tarsina
grès porcellanato
35x35 cm
Assorbimento dacqua (ISO 10545-3): < 0,2%
Resistenza allusura e allabrasione (ISO 10545-6): PEI III e IV
Resistenza alla flessione (ISO 10545-4): N/mm2 >= 35,54
Resistenza alla scivolosità (DIN 51130): DRY 0,78 - 0,85 WET 0,51 - 0,62
Resistenza alla dilatazione termica lineare (ISO 10545-8): conforme