Espressività e simbologia della copertura

Un grande manto ceramico vibrante di luce interrompe l’anonimato di una delle tante periferie italiane e s’impone per la sua forte espressività: è la copertura della Chiesa di San Pio da Pietrelcina. Coniugando un’idea vincente con la qualità estetica e tecnologica dei prodotti di Casalgrande Padana, esprime ante litteram quell’intento che oggi Renzo Piano sottolinea nel suo impegno per il “rammendo delle periferie”, in cui coinvolge un piccolo gruppo di giovani architetti, finanziati con il suo stipendio di senatore a vita. Per ricordare che “la periferia, che sarà la città del futuro − quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli − e lì dobbiamo affidarci alla nostra cultura umanistica e alla capacità di inventare”, sfruttando al meglio quanto l’eccellenza delle nostre aziende può offrirci.
Il complesso parrocchiale di San Pio da Pietrelcina, nato all’interno del programma 50 chiese per Roma 2000 per l’evangelizzazione delle periferie, anticipa con forza proprio questa finalità di innescare identità e appartenenza nel quartiere romano di Malafede.
La Chiesa, posta a fianco degli edifici parrocchiali − resi interessanti dall’impostazione stilistica e urbanistica −, ne è il segno distintivo e l’essenza simbolica.
La matrice concettuale del progetto dello studio romano SAA&A − Alessandro Anselmi (di recente scomparso), Valentino Anselmi e Valerio Palmieri − è infatti il drappo sacro che proteggeva l’Arca dell’Alleanza nelle peregrinazioni degli Ebrei nel deserto, interpretato come una “tenda” che si gonfia e si deforma al vento.
Ne deriva una superficie irregolarmente ondulata e sinuosa, generata da tre curve di misure diverse che partono dal terreno per intercettarsi a formare il fronte d’ingresso e poi convergere nell’unica ampia curvatura che delimita la facciata opposta (a 30 metri di distanza da quella tripartita, introdotta dall’immenso sagrato di 900 mq), in un disegno complesso che allude al mistero del Dio cristiano Uno e Trino.
La sua forma fluente e leggera risulta continua e vibrante di luce grazie alla lucentezza dell’inusuale rivestimento ceramico, concepito come un sorprendente mosaico contemporaneo molto irregolare che unisce alla straordinaria qualità estetica i requisiti di alta durabilità, stabilità cromatica e facilità di manutenzione del grès porcellanato di Casalgrande Padana. Non si tratta di un intervento alla Gaudí, colorato e volutamente leggibile, ma di una raffinatissima interpretazione monocroma ottenuta spezzando le piastrelle color acqua marina della collezione Unicolor, che vengono ricomposte con grande perizia in modo da seguire le diverse curve e moltiplicare le vibrazioni luminose.
Proprio questa copertura/tenda determina, plasmandolo, il candido spazio interno della chiesa (800 mq) concepito come un’unica aula rettangolare per eliminare qualsiasi concetto di gerarchia. L’altare, posto davanti alla lunga facciata vetrata posteriore, ne è il fulcro e solo sapienti variazioni prospettiche la rendono dinamica e fanno percepire il battistero, il presbiterio, l’aula feriale e quella domenicale, la cantoria e la sezione penitenziale. Sul retro della chiesa, ben visibile nei suoi 18 metri d’altezza, il campanile è l’elemento di raccordo con gli edifici parrocchiali, tra cui spicca, luminoso nella sua pelle di mosaico ceramico, il grande salone polivalente, contrappunto laico per la comunità dei fedeli.