Come un blocco di roccia

Guardandosi attorno, davanti al nuovo edificio che sorge in Viale Francesco Ferrucci 36, tornano alla mente le parole di Italo Calvino: “Torino è una città che invita al rigore, alla linearità, allo stile. Invita alla logica, e attraverso la logica apre alla follia”.
La stratificazione del tessuto urbano, la disomogeneità dei manufatti e delle loro funzioni, le differenti scale e volumetrie parlano in fondo di questa follia, comune in realtà a gran parte delle nostre città. Di una perdita di riferimenti davanti alla quale attendere al progetto urbano alla scala del singolo edificio potrebbe autorizzare a una sorta di “liberi tutti”. Una licenza cui si è felicemente sottratto il team dello studio Goodfor, operante nel campo dell’architettura, della ricerca e dello sviluppo sostenibile, chiamato a progettare il nuovo complesso residenziale, che ricuce e completa la cortina edificata di un isolato adiacente a Piazza Adriano.
Come spiegano i progettisti: “Nell’incoerenza di un paesaggio urbano che le vicende storiche hanno reso estremamente discontinuo e multiforme nei linguaggi costituendo un insieme architettonico ricchissimo, il progetto dichiara la sua modernità attraverso geometrie rigorose e volumi definiti”.
I suoi pregi, oltre al misurato controllo del gesto, che ben si affranca da certa sovraespressività di rapida obsolescenza e in alcuni tratti riecheggia la migliore tradizione del razionalismo italiano, vanno ricercati non solo nella coerenza figurativa e nell’interfaccia urbano. Il progetto va infatti ben oltre il vedutismo, confrontandosi con l’urgenza e la grande attualità di temi e valori condivisi quali la qualità abitativa, il comfort, l’efficienza energetica. Coerentemente, la composizione architettonica assume spessore nella quarta dimensione che, oltre i volumi, scende nel dettaglio delle tecniche costruttive e delle soluzioni capaci di garantire elevate prestazioni energetiche e di comfort bioclimatico degli ambienti interni. Spingendosi fino alla definizione di un apparato impiantistico coerente, grazie al quale (domotica integrata, climatizzazione radiante, contabilizzazione dei consumi ecc.) è stato possibile conseguire la certificazione in classe A.
In questo quadro di valori, particolare significato sia espressivo che prestazionale assume la soluzione tecnologica adottata per l’involucro opaco, costituita da un rivestimento esterno realizzato con lastre ceramiche Laminam, applicate su uno specifico sistema di isolamento a cappotto. Nel dettaglio, la scelta si è orientata sulla collezione “I Naturali Pietre – Pietra di Savoia Grigia”. Tra le superfici Laminam, quella che interpreta con particolare accento la materia naturale, dando vita a superfici fluide, sorprendentemente strutturate.
Una scelta in linea con l’attenzione dedicata dal progetto alle relazioni con la natura e l’ambiente, che si esprime attraverso le generose vetrate pensate per ottimizzare l’illuminazione naturale degli spazi interni e i grandi terrazzi con vista sulle colline.
“Ci sono giornate di vento, a primavera, in cui Torino pare di vetro – ha scritto Marco Revelli – mentre d’inverno si fa d’un grigio terrigno, come un blocco di roccia compatta”.