Ceramica al top del MET

Il Metropolitan Museum di New York non ha certo bisogno di presentazioni: i suoi due milioni di opere d’arte ne fanno uno dei più importanti musei al mondo, frequentato ogni anno da quasi sette milioni di visitatori da 190 paesi. Ma ciò che non proprio tutti conoscono è lo straordinario Roof Garden, un sofisticato bar sul tetto del Museo, famosissimo tanto per i suoi cocktail – c’è chi dice che qui si beva il miglior Martini di New York – quanto per la vista mozzafiato che offre sullo skyline della città. Inaugurato nel 1987 e sostenuto dalla famiglia Cantor, che compare nella denominazione ‘ufficiale’ dello spazio, The Iris and Gerald B. Cantor Roof Garden non è soltanto un piacevolissimo e sofisticato luogo di incontro, ma anche, naturalmente, la sede di eventi speciali dedicati all’arte, iniziative non ‘minori’, in grado di attirare oltre mezzo milione di visite.
E proprio da qui arriva un bel successo per la ceramica made in Italy, scelta per un ruolo da protagonista in uno degli eventi top della stagione newyorchese 2017: “The Theater of Disappearance”, questo il titolo della mostra-installazione creata dall’artista Adriàn Villar Rojas per il trentesimo anniversario della prestigiosa location ed immediatamente finita ai primi posti tra i ‘must see show’ scelti dal New York Times.
Affatto disturbato dal carattere mondano del luogo, l’artista argentino, acclamatissimo dalla critica internazionale per i suoi progetti in giro per il mondo – da Londra a Parigi, da Instanbul a Venezia -, ne ha anzi stressato i toni creando un vero e caotico banchetto in cui l’arte del Metropolitan, nella sua quotidianità in qualche modo congelata e ‘sterilizzata’ dalla conservazione museale, si mischia per una volta con gli umori e il calore della ‘vita’. “In un modo o nell’altro – dice Villar Rojas – ho voluto giocare con i simboli della cultura, con la speranza, anche, di riportare alla vita questi oggetti, ridar loro quell’esistenza ordinaria che in origine avevano condiviso con l’uomo”. E così l’artista ha percorso chilometri e chilometri nelle sale del museo, ne ha studiato linguaggi e alfabeti, ha dialogato intensamente con lo staff, scegliendo infine cento pezzi da ben 17 dipartimenti diversi, tutti poi riprodotti in 3D, con il concorso delle più avanzate tecnologie. Sono maschere egizie, sculture orientali, statue classiche, armi, teste africane, mescolati a riproduzioni di figure umane contemporanee, di animali, tavoli e arredi, posateria e cibo, in un’atmosfera assolutamente surreale dove dominano il bianco e il nero, sempre ricoperti da uno strato di polvere che ne richiama l’immobilità temporale. Per meglio contestualizzare la sua narrazione, una vera celebrazione del MET, in una successione di set con affaccio tra la Fifth Avenue e Central Park, l’artista ha voluto anche ridisegnare completamente lo spazio del Roof Garden, cosí da creare la scenografia di una festa in una sala da ballo con il potente sfondo di un pavimento a scachiera in bianco, nero e grigio. Realizzata con le piastrelle in gres porcellanato a tutta massa della collezione ceramica due2 di Del Conca, la pavimentazione ingloba anche il bancone del bar e le panchine di legno presenti sulla terrazza, rendendo omogeneo e solenne lo ‘stage’ della indimenticabile performance. La particolarità di questo materiale – resistente all’usura, allo scivolamento e agli agenti atmosferici – sta nel fatto che grazie allo spessore maggiorato (20 mm) può essere installato a secco, senza essere incollato, su erba, sabbia e ghiaia o sopraelevato come in questo caso, dove la temporaneità dell’installazione ha richiesto elementi facilmente rimovibili.