Ali protese nel bosco

A Baltimore, nello Stato USA del Maryland, una casa immersa nella natura rappresenta un rifugio contemporaneo dai forti contrasti, all’insegna di un sofisticato primitivismo: protetto eppure aperto, immagine domestica di serenità ma con una storia drammatica alle spalle. Slate House sorge come l’araba fenice dalle ceneri di una casa degli anni Sessanta, in stile ranch, distrutta da un incendio. Il progetto dello studio locale Ziger/Snead Architects mira a ricollegare il sito all’ambiente contestuale, il territorio naturale protetto dal Maryland Environmental Trust.
La casa e i giardini con piscina (il complesso si sviluppa su tre ettari) sono progettati come metafora della guarigione, della quiete, del riposo. A partire dalla planimetria, composta da un corpo centrale da cui si dipartono due ali pressoché simmetriche, diagonalmente protese verso il paesaggio: un disegno interpretabile come una cicatrice o come le radici di un albero che si allargano sul terreno. Tutto parla di (ri)connessione con la natura circostante, fisica ed emotiva.
In elevazione, l’edificio sviluppa la figura archetipica del timpano; con un processo definito di “estrusione geometrica”, gli architetti hanno ramificato nel contesto dei volumi allungati con tetto a doppia falda, articolando la classica, quasi infantile forma simbolica della casa.
Alla estrema riduzione formale si associa una scelta molto decisa, potente, di materiali naturali che legano il fabbricato al sito. Scandole di ardesia scura rivestono, come un guscio, la copertura e alcune pareti perimetrali; i prospetti più aperti sono invece connotati da ampie vetrate alternate a calde pannellature in mogano. Le estremità dei frontoni presentano un rivestimento in legno carbonizzato di forte espressività e significato, quando non sono completamente vetrati, come grandi occhi spalancati sulla natura. Quanto la casa è scura e mimetica all’esterno, tanto è fluida e luminosa all’interno. La spazialità enfatizza la tensione verticale: i soffitti a doppia falda apportano altezza e una teatralità da cattedrale. Muri rigorosamente bianchi si sposano al rivestimento in pietra dei camini e della parete che sostiene la scala in legno, i profili in mogano per vetrate e finestrature incorniciano la vista della foresta, operando la fusione tra dentro e fuori, sottolineata anche dalla continuità del materiale di pavimentazione. Si tratta di un gres porcellanato (Imola Ceramica, Concrete Project, Dark Grey 120×120 cm), le cui sfumature e tonalità profonde ben si accordano all’ardesia del rivestimento e all’impressione di massima naturalità materica. La ceramica è un elemento di unificazione linguistica e spaziale che percorre tutti gli ambienti, sottolineando la fluidità dei passaggi tra le stanze, nonché la sobrietà degli arredi, prevalentemente bianchi, spesso icone del design. Sviluppata su 650 metri quadrati articolati su due livelli, l’abitazione prevede al piano inferiore tre camere per gli ospiti, una media room, lavanderia e locali tecnici. Al piano superiore, da cui avviene l’accesso principale, si trovano cucina, una family room, studio, la suite padronale con l’area living/dining a fare da snodo, scenograficamente collocato nel corpo centrale vetrato su entrambi i lati. Questo ambiente diventa una sorta di galleria, in cui le pareti diventano gli alberi circostanti. Baltimore Slate House si è aggiudicata il primo premio, per la categoria Residenziale, alla 25ª Ceramics of Italy Tiles Competition riservata alle realizzazioni architettoniche nel Nord America.