Il tempo della riprogettazione degli spazi | di Andrea Serri

Tra le tante trasformazioni che la pandemia sanitaria sta determinando, alcune riguardano anche il mondo delle costruzioni ad ogni latitudine. Cambiamenti che, sebbene generati in un contesto di grande sofferenza, stanno portando a significativi e duraturi miglioramenti nei contesti nei quali si realizzano.

La riprogettazione degli spazi costruiti, ma anche dell’urbanistica delle città, sono tra questi. La soluzione degli appartamenti alveare, di piccole dimensioni, costruiti senza balconi e spazi all’aria aperta e comuni – così fatti per ottimizzare le risorse economiche e fisiche a disposizione – che tanta attenzione e successo hanno rivestito per anni negli acquisti delle famiglie, oggi appaiono molto meno attraenti.

Dal residenziale, il fenomeno della riprogettazione si è allargato a tutti gli altri comparti del mondo delle costruzioni, chiaramente visibile nelle modalità di entrata ed uscita dai negozi, nella redistribuzione dei tavoli dei ristoranti e la loro collocazione anche nello spazio pubblico antistante, senza dimenticare il variegato mondo dei luoghi di lavoro dove – attraverso lo smart working – è lo stesso concetto di lavoro in ufficio ad essere messo in discussione.

Un ripensamento che è arrivato anche negli ospedali, ambito nel quale Cersaie assieme ad Interni ed all’architetto Filippo Taidelli ha sviluppato, attraverso un apposito Cafè della Stampa, una riflessione su come anche un luogo di cura deve cambiare per migliorare la qualità della vita del paziente, creare situazioni di migliore ricevimento e collocazione dei parenti in visita, ottimizzare le funzioni medico – sanitarie, anche alla luce della presenza di pazienti fortemente infettivi.

Una seconda chiave di lettura è quella dei fattori che creano valore all’ambiente costruito. Un buon progetto è quello che tiene conto delle esigenze attuali e future di chi fruirà di quell’ambiente, della necessità di doversi trasformare nel tempo, dell’estetica e della bellezza degli spazi. Tutti fattori che questa pandemia ha confermato, a cui ne ha aggiunto uno diventato in pochi mesi essenziale: la salubrità degli ambienti. E del suo inseparabile corollario, ovvero la possibilità di sanificare anche ripetutamente in modo economico, efficace ed efficiente, garantendo nel contempo che l’aggressività dei detergenti non alteri o comprometta le superfici stesse. La ceramica è un materiale che riesce a tenere assieme tutte queste prerogative tecniche, estetiche e di igienicità, la cui sintesi va sotto il nome della tanto ricercata qualità della vita indoor.

La progettazione come motore della trasformazione, dunque, dove i progettisti – soprattutto se giovani e bravi – ne sono il traino importante. In questo, lo studio di progettazione Labics (leggi l’intervista) ne rappresenta una delle punte più innovative ed avanzate in ambito italiano ed internazionale.

 

Novembre 2020