Tappeto urbano

Gli insediamenti umani sono luoghi in continuo divenire. Solo la lettura in serie storica dell’ordito che li caratterizza e degli edifici che ne racchiudono le attività può rendere tangibile ciò che per essere percepito dalla nostra immanenza necessiterebbe di un timelapse secolare. Lanciano non si sottrae a questa logica e a colpo d’occhio solo un falco pellegrino in volo sulla Val di Sangro può avere il privilegio di coglierne in un solo istante il patchwork urbano. La cittadina abruzzese, le cui origini si fanno risalire al 1179 a.C. per mano del profugo troiano Solima, nel corso dei millenni ha stratificato il nucleo storico su tre colli, cingendolo di mura. Bisognerà attendere la fine del 1800 per assistere alla sua crescita extra moenia, grazie a importanti opere urbanistiche e alla nascita della “città nuova”, edificata a partire dai primi del Novecento su progetto dell’architetto Filippo Sangiacomo. Spina dorsale dell’insediamento il nuovo Corso Trento e Trieste aperto nel 1904, lungo il quale dagli anni Venti sorsero importanti palazzi istituzionali in stile eclettico affiancati da eleganti residenze borghesi, che alimentarono la progressiva espansione della città. Ancora oggi il Corso, che prende avvio dalla piazza della Cattedrale, rappresenta la promenade urbana per eccellenza di turisti e lancianesi. Per sostenere il suo ruolo e riaffermarne il valore in termini di patrimonio collettivo condiviso, il comune di Lanciano ha promosso una convenzione con lo studio RicciSpaini Architetti Associati e il Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza Università di Roma per lo sviluppo di un progetto di riqualificazione dell’asse urbano finalizzato alla sua completa ridefinizione in termini pedonali, a sostegno delle attività di relazione, delle proposte culturali, dell’offerta commerciale e non ultimo delle manifestazioni religiose.
Tra i punti di forza il nuovo sistema pavimentale pensato come un grande tappeto disteso lungo tutta la direttrice pedonalizzata, eliminando i salti di quota dei vecchi marciapiedi e le barriere architettoniche.
Come spiega Orazio Carpenzano, Direttore del Dipartimento di Architettura e Progetto (DiAP) – Sapienza Università di Roma, che con Mosé Ricci e Filippo Spaini ha condiviso il coordinamento scientifico e progettuale: “La restituzione di identità e dignità formale dell’asse si risolve in una operazione di ridisegno pavimentale che riprende alcuni motivi decorativi della tradizione abruzzese e li trasfigura per renderli sfondo della scena urbana in cui si rappresentano le relazioni tra i cittadini, i vecchi e nuovi riti collettivi”.
L’intero parterre è stato realizzato impiegando elementi in gres porcellanato tagliati ad hoc sulla base del sofisticato disegno a casellario sviluppato dai progettisti. In particolare si è partiti da lastre 60×60 in gres porcellanato a doppio caricamento SistemN20 Marazzi Tecnica, nelle nuance Sabbia e Grafite.
Caratterizzate dall’elevato spessore di 20 mm, dalla superficie antiscivolo e da un raffinato panel cromatico, uniti alla possibilità di creare elementi custom attraverso lavorazioni personalizzate, le lastre SistemN20 si qualificano in termini di resistenza alle sollecitazioni meccaniche, all’uso intensivo e ai carichi gravosi per applicazioni in esterno, in ambiti civili, residenziali e di arredo urbano, così come commerciali e industriali.