Stile optical per un Salone di Bellezza

Sviluppare un progetto per uno spazio commerciale è una sfida, per diversi motivi. Perché deve riuscire sia a distinguersi fra la successione di negozi simili fra loro, sia partecipare a un sistema di coerenza visiva, di continuità stilistica.
In questo caso ci troviamo a Portogruaro e lo spazio commerciale – inizialmente anonimo e aperto a qualsiasi destinazione – doveva diventare un salone di bellezza, quindi un luogo dedicato al benessere, alla cura di sé, alla serenità.
Ad essere incaricato di raggiungere l’obiettivo è stato l’architetto Stefano Pigazzani che, da subito, ha affrontato uno studio preliminare e allargato sugli spazi commerciali, per riuscire a definire il corretto percorso progettuale da seguire per la definizione del salone: «gli spazi commerciali sono considerati spazi eterogenei, discontinui, interessati da relazioni non lineari assimilabili sempre più a piccoli gruppi di “cluster”, in cui l’unico elemento comune sono le superfici di interfaccia in grado di mettere in relazione interno ed esterno come in un teatro, o come direbbe David Harvey “all’interno di una rappresentazione teatrale”. L’intento del progetto è quello di creare una integrazione attraverso le modalità comunicative e dialettiche facendo perno sulla propria forza espressiva. I volumi, che ospitano le funzioni, sembrano quasi spiccare il volo abdicando il definito ambito spaziale che tenta di imprigionarli e diventano metafora delle molteplicità visive e interpretative».
Dal punto di vista della composizione e distribuzione degli spazi, il salone è diviso in aree aperte e fuse fra loro, distinte nelle funzioni attraverso la diversificazione dei colori scelti per i rivestimenti e la posizione degli arredi. Ne dà conferma l’architetto, che racconta come «l’intento progettuale sia stato quello di creare una diretta correlazione tra i diversi ambienti e le funzioni che in essi vi si svolgono, non gratuiti giochi estetici ma forme al servizio rigoroso della funzione. Il confine tra spazio esterno e interno viene addolcito dalla zona reception, che come un foyer di un teatro diventa trepidante anticipazione della rappresentazione».
Nello specifico, i colori scelti per accompagnare gli ospiti nelle varie zone del salone sono ispirati agli anni Ottanta e allo stile optical, definito dalla scansione fra bianco e nero; è sempre l’architetto a dare ulteriori dettagli: «la percezione della soglia viene quasi del tutto cancellata quando ci si trova avvolti dai volumi neri, dalla cangiante pavimentazione, dalle bianche superfici, dai colori dei prodotti; come per incanto si viene proiettati all’interno dello spazio di vendita. Qui, al rigore degli elementi di arredo, fanno da contrappunto le superfici bianche e i luminosi colori dei prodotti esposti quasi a intonare un equilibrio armonico di luce e colori». Protagonista dello spazio e dei rivestimenti, la serie Mineral, nella variante Silver e nel formato 60×120 di Ceramiche Brennero; si tratta di una collezione che presenta effetti metallici, cangianti e riflettenti; una scelta dettata dalla volontà di dare anche alla luce un ruolo nel progetto, per far sì che amplifichi la successione e il contrasto fra bianco e nero.