Nonostante tutto, l’immobiliare tiene | di Andrea Serri

Dicembre coincide, tradizionalmente, con il momento dei bilanci per l’anno che sta per finire. Un esercizio da farsi sempre, ma che quest’anno – al termine di decine di settimane alle prese con la pandemia Covid 19 – diventa ancora più importante per capire anche quali sono i primi effetti sul mercato delle costruzioni. Analisi oggi in grado di consegnare i primi riscontri, da verificarsi con il passare dei mesi a venire, ma che forniscono già indicazioni importanti.

Una prima riflessione riguarda i volumi dell’attività nel mondo delle costruzioni, dove il temuto crollo è diventato – nella realtà delle cose – una flessione marcata ma non drammatica che, in pochi casi, si è configurata anche come una sostanziale tenuta. Al netto delle maggiori difficoltà dovute alla gestione di cantieri dove è stato necessario rispettare le norme anti contagio, i lavori sono in generale proseguiti senza ulteriori impedimenti, anche alla luce del fatto che sono state confermate le tradizionali modalità di trasporto del prodotto finito e la possibilità che i materiali arrivassero sui cantieri senza troppe interruzioni o tempi morti.

Un secondo fattore, ancor più importante, è che il permanere all’interno delle proprie case durante i giorni del lockdown o quelli dello smart working ha portato ad una naturale riflessione sulla propria casa, su come migliorarla, sul rivalutare l’opportunità di avere spazi all’aperto quali balconi e giardini condominiali. Considerazioni che hanno indotto ad un duplice effetti sul mercato delle costruzioni. Da un lato, la ricerca di nuove abitazioni più grandi, in grado di soddisfare le carenze di spazi dell’alloggio abitato. Da qui una vera e propria riconcorsa a soluzioni sul mercato, ma anche a cantieri e progetti di future costruzioni, che hanno fatto registrare un sold out già in fase preliminare di progetto nel caso di quelle più vicine ai desiderata. Dall’altro, per coloro che hanno deciso di rimanere nella medesima casa, la volontà di procedere a parziali ristrutturazioni degli ambienti, a partire da quelli più frequentati o maggiormente degradati.

In questo contesto, la ceramica italiana ha saputo confermare la propria vitalità ed interesse, mettendo a segno un preconsuntivo di vendite 2020 con una flessione inferiore al 5%. Un risultato particolarmente significativo, se si pensa al fermo totale di impianti e produzione per alcune settimane ad inizio primavera e a quanto, purtroppo, è successo ad altri settori e comparti. Un risultato che, letto nel medio termine e comparato ad altri materiali concorrenti, registra in Europa Occidentale una crescita della quota della ceramica rispetto ad altre soluzioni alternative. Evidenze positive che fanno leva sulle caratteristiche peculiari della ceramica, a partire dalla sua salubrità e facilità di pulizia, sostenibilità e durevolezza, qualità estetiche e performance adatte all’uso prescritto. Un valore intrinseco del prodotto che, in questi mesi di riflessione sulle piccole e grandi cose che quotidianamente ci circondano, sta facendo la differenza nella scelta a favore di questa eccellenza del made in Italy.

 

Dicembre 2020