Bozzoli comunicanti | di Alessandra Coppa

Il nuovo campus milanese della Bocconi, progettato dallo studio giapponese SANAA, attraverso giganteschi bozzoli permeabili e leggeri si apre alla città rigenerando l’area occupata dell’ex Centrale del Latte

 

Francesca Singer (Foto: Filippo Fortis 2020Incontriamo l’architetto Francesca Singer per una visita alla nuova sede della Bocconi a Milano. Dal 2011 l’architetto Singer fa parte di SANAA / Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa, Tokyo, studio al quale nel 2012, a seguito di un bando di concorso, Bocconi affida il compito di un nuovo intervento pensato per rigenerare l’area dell’ex Centrale del Latte.

Ancora una volta, l’ateneo milanese sceglie progettisti d’eccezione: il primo nucleo del campus è di Giuseppe Pagano e risale al 1941, poi tocca a Giovanni Muzio che ha progettato il pensionato e le mense (1953-1956) e più tardi la biblioteca e l’aula magna (1962-1966); è invece più recente l’ampliamento delle Grafton Architects (2002-2008).

Il progetto per il nuovo intervento di SANAA è stato coordinato da Singer con il supporto dei suoi giovani collaboratori dello studio, nelle varie fasi dal concorso fino alla realizzazione, in stretta collaborazione con il cliente.

Il risultato è sorprendente. L’equilibrio che si instaura tra pieni e vuoti dei nuovi “bozzoli” aperti e leggeri suscita un profondo coinvolgimento emotivo. I nuovi interni collettivi sono permeabili alla città e si lasciano traguardare dall’esterno.

 

© Philippe Ruault
© Philippe Ruault
© Philippe Ruault
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Il primo carattere che colpisce guardando il nuovo progetto della Bocconi è la trasparenza, il flusso ininterrotto. Ci parli di questa filosofia progettuale che mi sembra centrale nei progetti di SANAA?

Sicuramente l’idea di base è stata quella di progettare una comunicazione diretta tra ciò che accade all’esterno e ciò che accade all’interno, in modo tale che la vita dentro all’edificio non sia separata, ma dialoghi con il contesto. Questo si traduce nel modo in cui è stata ideata la progettazione della circolazione, dei flussi e del modo in cui le persone entrano e usufruiscono dello spazio interno. Inoltre, camminando intorno all’edificio, riesci sempre a traguardare l’intero spazio fino in fondo. Questo concept si riflette anche nella distribuzione interna degli ambienti, dove la gerarchia non è mai così severa.

 

Nel Campus Bocconi, come interpreta SANAA il concetto di Natura e la capacità dell’architettura di interagire con l’ambiente?

Nel caso del Campus Bocconi una parte del terreno è stata dedicata al parco, già come richiesto nel bando di concorso. I progetti di SANAA stabiliscono un rapporto molto stretto con il paesaggio, che mentre cambia, instaura un costante dialogo con l’ambiente interno. In Bocconi, il parco è permeabile ed aperto non solo agli edifici di progetto, ma anche alla città. Il parco si estende alle corti interne degli edifici e, a sua volta, la vita degli studenti all’interno degli edifici si estende all’esterno.

 

Si può parlare di connessioni osmotiche tra parti/cellule dell’edificio-organismo?

Nel caso del progetto Bocconi questo è molto evidente perché avendo accostato le parti del programma tra di loro si genera un’idea di flusso, di continuità tra una parte e l’altra. Il programma era complesso: il progetto di grandissime dimensioni doveva essere sviluppato in tre edifici in cui dovevano essere inclusi uno studentato, gli uffici e le aule della SDA School of Management, e un centro sportivo con una piscina (quest’ultimo aperto anche ai cittadini). Queste destinazioni d’uso pur differenziandosi per tipo – aule, uffici, sale, residenze e aree sportive – sono state concepite come spazi continui che seguono con naturalezza le linee morbide degli edifici.

 

Come lavora il team di SANAA a Milano con il Giappone?

Lo studio di SANAA è a Tokyo. Poi, per ogni specifico progetto, qualcuno dallo studio centrale generalmente si sposta per lavorare direttamente nel sito di progetto, creando un ponte di comunicazione tra la specifica realtà locale e Tokyo, dove si trovano Sejima e Nishizawa.

 

Hai lavorato dunque in Giappone da loro prima che ti affidassero il progetto della Bocconi?

Dopo la laurea al Politecnico sono stata negli USA per cinque anni. A New York ho conosciuto un architetto che stava lavorando per SANAA e tramite questo contatto mi sono trasferita in Giappone nel 2011 per collaborare con lo studio a Tokyo. Ero lì dunque per caso quando è arrivato a Sejima e Nishizawa l’invito a partecipare al concorso per il nuovo Campus Bocconi. Sono rimasta nello studio di Tokyo per cinque anni e poi sono tornata in Italia durante la fase esecutiva e di cantiere della Bocconi. Per me è stato un rientro in Italia dopo tanto tempo. Ora, come Partner, proseguo il mio lavoro per Sejima e Nishizawa.

 

Hai visitato Milano con Sejima e Nishizawa?

Sejima e Nishizawa hanno sempre amato e conoscono molto bene l’Italia.

Abbiamo visitato insieme Milano, cercando di indentificarne alcuni tratti distintivi. Siamo andati insieme nei cortili della Statale, alla Rotonda della Besana, a vedere le case a ballatoio. In Bocconi viene liberamente interpretata l’idea del portico, della corte lombarda, dei giardini interni e dei ballatoi sul cortile nella parte residenziale del Campus.

 

Per il Campus Bocconi le scelte formali sono relazionate a quelle sostenibili? La forma asseconda il risparmio energetico?

Nel brief di concorso il cliente aveva già esplicitato che l’edificio doveva essere uno Zero Energy Building e che avrebbe dovuto ottenere un LEED Platinum e quindi la progettazione ha subito seguito queste linee guida, che hanno determinato poi moltissime scelte dal punto di vista tecnico. Per esempio, abbiamo inserito la lamiera metallica esterna che proteggesse in maniera efficace l’edificio dalla luce e dall’energia solare; la scelta della rete e le sue caratteristiche sono legate alle richieste di sostenibilità.

 

Non è una gestualità estetica…

Non c’è nulla di formalista, tutto ha un ruolo, c’è sempre una ragione per ogni scelta progettuale. Basta entrare nel dettaglio tecnico per capire che non si tratta di soluzioni “gestuali” o autoreferenziali. La forma curva delle aule è stata disegnata in maniera molto precisa: la larghezza è determinata da criteri specifici quali la larghezza delle sedute e dei corridoi, in corrispondenza con i moduli di facciata, con la distribuzione delle colonne e così via. L’edificio si allarga e si stringe in funzione della distribuzione interna. Ogni modulo vetrato corrisponde a due moduli di lamiera stirata. Tutte queste variabili hanno portato a un layout molto specifico, non c’è nulla di casuale o arbitrario. Il risultato e’ che lo spazio è efficiente e funzionale.

 

La rete esterna che costituisce la cifra distintiva del nuovo campus è incredibile, non si vede la ripetizione del modulo

Ci sono alcuni moduli di base, che si adeguano alla curvatura dell’edificio. Abbiamo cominciato con curve doppie o singole, la cui alternanza è stata verificata da Sejima e Nishizawa attraverso moltissimi modelli e mockup. La maglia è caratterizzata da un rombo che viene tagliato nel centro per ottenere ogni volta continuità tra un pannello e l’altro: l’idea era quella che si percepisse una maglia continua.

 

E’ dunque molto importante la conoscenza profonda dei materiali per le scelte progettuali. Avete utilizzato anche materiale ceramico in questo progetto?

Il materiale ceramico è un materiale interessante dal punto di vista della frequenza dei giunti. Se le lastre sono molto grandi, la quantità di giunti si riduce, ma la produzione e l’utilizzo di lastre grandi è complesso. Per ottenere invece effetto di continuità sulle pareti curve, le tessere devono essere piccole. In Bocconi, entrando nei bagni con pareti curve, si trovano tessere ceramiche di piccola dimensione.

 

www.sanaa.co.jp/


BIOGRAFIA

Francesca Singer si è laureata presso il Politecnico di Milano nel 2005 e ha studiato presso la Yale School of Architecture (MArch II 2010). Ha lavorato a New York per Selldorf Architects e RAMSA e dal 2011 fa parte di SANAA / Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa, Tokyo. Per SANAA, ha seguito diversi progetti internazionali attraverso tutte le fasi, dal concorso fino al completamento della costruzione, come nel caso del Nuovo Urban Campus per l’Università Bocconi a Milano. Dal 2016 svolge attività di tutor accademico nel Laboratorio di Architettura di Sejima presso il Politecnico di Milano e dal 2020 presso la YAC Academy di Bologna. Dal 2021 è Partner di SANAA.


 

Marzo 2022